Pier Paolo Pasolini e Roberto Saviano.

Pier Paolo Pasolini, profeta laico e voce nel deserto dell’ universo orrendo della mercificazione e dell’alienazione, negli ultimi anni della sua vita insisteva su quella che definiva “involuzione antropologica”, intesa come dramma epocale e globale. Involuzione che polverizzava valori, tradizioni, culture, comunità, e l’idea stessa dell’uomo come creatura sensata, intelligente, progettuale. Anche i giovani, da sempre suoi interlocutori privilegiati, gli apparivano ormai segnati irreversibilmente da una “bruttezza” che li rendeva cinici, avidi, prepotenti, pronti a sposare cause “politiche” devastanti e totalitarie (il suo ultimo film, Salò-Sade, è molto eloquente).

Era il solito intellettuale-poeta pessimista e decadente, la solita anima bella che vede tutto nero, anche quando persistono i colori della vita, della bellezza, della bontà e della verità? Molti suoi detrattori erano convinti (lo sono ancora) dell’inguaribile narcisismo catastrofista di Pasolini, ormai chiuso nella torre delle sue lugubri lamentazioni…

Trascorrono oltre trent’anni e appare un “romanzo” di un giovane scrittore, Roberto Saviano, che ha un titolo “apocalittico“: GOMORRA. Dove si narrano storie umane azzerrate dal degrado criminale  imperante, storie tendenzialmente e realmente di tutti, non più confinabili in ambiti regionali: casalesi, camorristi, mafiosi, corrotti… possono essere chiunque! Probabilmente Pasolini aveva ragione, aveva visto molto lontano… Altro che intellettuale estetizzante.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lettera-allitalia-infelice/2112228

Pasolini è stato ucciso. E Roberto Saviano non è più libero di farsi una passeggiata nella nostra (nostra?) cosiddetta Italia moderna, democratica e civile. Vergogna, vergogna per tutti noi!

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Siamo-tutti-casalesi/2042418&ref=hpsp